In che modo la Moldavia sta tentando di riacquistare il controllo sul proprio spazio informativo

A dicembre, la Commissione moldava per le situazioni di emergenza ha sospeso le licenze di trasmissione di sei emittenti televisive filorusse. Queste sono comunque ancora attive tramite le piattaforme internet, i social media o, in alcuni casi, su altri canali televisivi.
Secondo il presidente Maia Sandu, Mosca stava tramando un colpo di Stato in Moldavia, dimostrando così ancora una volta l’intenzione di preservare a ogni costo l’influenza sui paesi limitrofi. Ben prima che queste notizie venissero rese pubbliche, il panorama mediatico moldavo si stava già adoperando in una gara per conquistare il cuore e la mente dei cittadini.
Nel dicembre dello scorso anno, la Commissione moldava per le situazioni di emergenza ha sospeso le licenze di trasmissione di sei emittenti televisive moldave per aver violato a più riprese il Codice dei servizi di media audiovisivi. Tali canali trasmettono soprattutto programmi di produzione russa. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, hanno subito interrotto la trasmissione delle notizie russe. Eppure, i telegiornali hanno criticato le autorità ucraine, elogiato i proprietari dei canali ed evitato di parlare della guerra.
Cosa è accaduto?
Il 16 dicembre 2022, la Commissione per le situazioni di emergenza (CES) della Repubblica di Moldavia ha sospeso le licenze dei canali Primul in Moldova, RTR Moldova, Accent TV, NTV Moldova, TV6 e Orhei TV.
La Commissione ha motivato la decisione
“con la necessità di proteggere lo spazio informativo nazionale e prevenire il rischio di disinformazione attraverso la diffusione di informazioni false o tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica, sulla base dell’elenco di persone fisiche ed entità giuridiche soggette a sanzioni internazionali”.
Ha menzionato i risultati del Consiglio audiovisivo, che dimostrano la mancanza di standard professionali nel riportare in maniera accurata gli eventi accaduti nel paese e relativi alla guerra russa contro l’Ucraina. Tra gli esempi forniti dal Consiglio audiovisivo vi sono notizie riportanti soltanto la versione russa su un evento accaduto in Ucraina e la mancanza di notizie sulla guerra.
Diversi giorni dopo, il capo del Consiglio audiovisivo ha spiegato che tali emittenti televisive erano incorse in numerose sanzioni per aver violato il Codice dei servizi di media audiovisivi o non avevano fornito le informazioni adeguate in merito al proprio assetto societario. In altri casi, il proprietario (l’oligarca latitante Ilan Shor) era incorso in sanzioni da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito. Le autorità americane e britanniche dispongono di prove a evidenza della corruzione di Shor. Eppure, il suo caso si sta ancora protraendo presso la Corte d’Appello della Moldavia, a seguito dei numerosi ricorsi da parte degli avvocati di Shor, che la Corte non riesce a gestire in maniera tempestiva.
Reazioni divise
A seguito di tali sospensioni, l’opinione pubblica moldava si è divisa. Alcuni esperti hanno ritenuto la decisione fondata, in quanto i proprietari delle emittenti sono oligarchi sostenuti dalla Russia per destabilizzare la situazione in Moldavia attraverso una campagna di disinformazione. Altri sostengono che le autorità avrebbero dovuto fornire spiegazioni più chiare sulla necessità di sospendere le licenze.
Alina Radu, direttrice del giornale investigativo indipendente Ziarul de Garda, ha scritto che i canali sospesi non avevano rispettato gli standard professionali di base e non avevano fatto giornalismo, bensì soltanto propaganda. Di conseguenza, la decisione da parte della Commissione aveva basi fondate. Tuttavia, l’istituzione per i diritti umani della Moldavia (People’s Advocate) ritiene che la decisione possa limitare la libertà di espressione.
La reazione di Mosca non è tardata ad arrivare, dato che la gran parte dei sei canali ritrasmette programmi dalla Russia. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha accusato le autorità di Chișinău di “perpetrare l’eliminazione di qualsiasi forma di dissenso nel paese attraverso metodi di censura totalitari” e ha definito la decisione come una “cinica violazione dei diritti delle minoranze nazionali”.
Vladimir Solovyov, capo dell’Unione dei giornalisti russi, ha dichiarato che la decisione è un attacco alla popolazione russofona presente in Moldavia. Spesso le autorità russe insistono sulla libertà di espressione dei propri canali trasmessi all’estero. In patria prevale una forte censura, con pene detentive di un anno.
I deputati filorussi della regione autonoma della Gagauzia in Moldavia hanno persino trovato un nesso tra la sospensione e il presunto intento da parte delle autorità di distruggere la Chiesa ortodossa. Altri politici filo-Cremlino e organi statali di stampa russi hanno dichiarato che, dietro questa decisione, ci sarebbe la presenza dell’Occidente, il cui scopo è rendere la Moldavia un paese “anti-russo”.
Cosa sta accadendo ora?
Sospendere una licenza di trasmissione non ha, come diretta conseguenza, la disoccupazione dei giornalisti o la perdita dell’accredito stampa. Le emittenti televisive esistono tuttora. Tutti i canali sospesi producono gli stessi programmi e utilizzano lo stesso approccio in fase di selezione dei propri servizi. Tuttavia, ora non possono essere trasmessi in TV. Molti di questi, NTV Moldova, Primul in Moldova, Accent TV, Orhei TV e TV6, si stanno quindi concentrando sui propri siti internet, sulle pagine Facebook e sui canali YouTube.
Sapere con certezza se le persone che guardavano questi canali in televisione ora ne stanno cercando i programmi online non è semplice. Le rilevazioni pubbliche disponibili non mostrano un cambiamento significativo nel numero di spettatori delle emittenti, ma tali dati potrebbero non essere accurati. Ad esempio, i dati pubblici disponibili e quelli forniti da Google Analytics sembrano presentare considerevoli differenze.
Orhei TV e TV6 hanno trovato una maniera di portare i propri programmi al pubblico attraverso una piattaforma finora poco conosciuta: Orizont TV. La piattaforma ha annunciato un accordo di collaborazione con il proprietario dei due canali sospesi, per includere nella programmazione i loro contenuti.
Per diversi mesi, il sito internet di RTR Moldova è stato inaccessibile per volere dello stesso canale. Le sue pagine Facebook e YouTube sono rimaste inattive per settimane. Eppure, RTR Moldova è stata la prima a trovare un escamotage a seguito della sospensione. I suoi programmi principali e i telegiornali vengono ora trasmessi su un altro canale, Cinema 1. Gli spettatori hanno compreso come effettuare il passaggio. Nell’ultimo mese, il pubblico di Cinema 1 è schizzato alle stelle, anche se non ai livelli precedenti di RTR Moldova.
Dove si è indirizzato il pubblico?
Tra gli altri canali che hanno registrato un aumento degli ascolti dopo le sospensioni si ricordano Publika, Canal 2, Canal 3 e Canal 5. Tutti riconducibili a un altro oligarca latitante, Vlad Plahotniuc.
La giuria non ha ancora emesso un verdetto
Tutte e sei le emittenti televisive hanno impugnato la decisione della Commissione per le situazioni d’emergenza presso la Corte d’Appello della Moldavia. La Corte ha accorpato tutti i reclami e ne ha inviato la versione unificata alla Corte di Chișinău. Tuttavia, il giudice ha stabilito di non poter esaminare il caso e lo ha rinviato alla Corte Suprema, che ne deciderà il tribunale competente. Il 18 gennaio, l’Alta Corte si è riunita in udienza, ma ha rinviato a tempo indeterminato l’annuncio di un verdetto.
Nel frattempo, i giornalisti dei canali sospesi hanno organizzato proteste a Bucarest e a Strasburgo, per attirare l’attenzione del Parlamento europeo sulla loro situazione. Non vi è stata alcuna reazione immediata.
Data la situazione politica tesa in Moldavia, questa merita di essere seguita sia da un punto di vista legale che come caso di studio sul comportamento del pubblico.
La Moldavia riceve pressioni dalla Russia, ma non è la sola
Le autorità moldave sono esposte a continue pressioni da parte di Mosca. Le autorità russe sollevano a più riprese la questione della regione separatista della Transnistria e fanno pressione su Chișinău, minacciando di aumentare i prezzi dell’energia o di tagliare le forniture.
Il proficuo Congresso di associazione UE-Repubblica di Moldavia, tenutosi il 7 febbraio ha specificato, tra le altre cose: “L’UE e la Repubblica di Moldavia hanno ribadito il proprio impegno a rafforzare l’associazione politica e ad approfondire l’integrazione economica… L’UE ha condannato il continuo ricorrere all’energia da parte della Russia come arma per destabilizzare la Moldavia e ha espresso tutto il suo apprezzamento per la maniera costruttiva con cui il governo ha gestito la crisi. La Moldavia ha ringraziato l’UE per la solidarietà e per il continuo sostegno al paese dall’inizio della crisi energetica nell’ottobre 2021”.