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Narrazioni principali nella disinformazione pro-Cremlino parte quinta: «l’ahahganda»

Agosto 26, 2022

Una caratteristica distintiva della disinformazione pro-Cremlino è la sua ripetitività. Nonostante la mole di dichiarazioni oltraggiose esternate, spesso gli organi di informazione pro-Cremlino suonano come un disco rotto, attenendosi a una misera manciata di messaggi semplici mirati al pubblico in patria e internazionale. Ciò non è il frutto di uno sbaglio o di una svista, bensì di una strategia: la ripetizione, infatti, rende più credibili le menzogne. Gli organi di disinformazione pro-Cremlino riescono in questo intento aderendo a una serie di narrazioni ricorrenti che fungono da modello per storie specifiche.

Una narrazione consiste in un messaggio generale, comunicato tramite testi, immagini, metafore e altri espedienti. Le narrazioni permettono di trasmettere un messaggio, creano un’attesa e rendono attraenti le informazioni. EUvsDisinfo ha individuato un gruppo di cinque narrazioni predominanti impiegate dagli organi di disinformazione russi e pro-Cremlino, che abbiamo visto dispiegarsi in numerose occasioni, come ad esempio, allo scopo di interferire nelle elezioni, di diffondere falsità riguardo alla pandemia di COVID-19 e di giustificare la guerra non provocata in Ucraina.

Questa estate vi presentiamo una panoramica aggiornata su questo tipo di narrazioni: ecco la quinta e ultima narrazione a tema «Ahahganda». Inoltre, sono disponibili tutte le parti precedenti: «Le élite contro il popolo», «I valori minacciati», «La sovranità perduta» e «L’imminente collasso».

Quinta narrazione principale: «l’ahahganda»

Si tratta dell’ultima spiaggia nell’ambito della disinformazione, a cui di solito si ricorre quando ci si trova dinanzi a prove schiaccianti o motivazioni inconfutabili allo scopo di scherzare sul soggetto o deridere l’argomento a tiro.

Il caso relativo all’avvelenamento di Skripal rappresenta un esempio calzante di tale strategia, poiché gli organi di informazione russi e pro-Cremlino continuano a sforzarsi di soffocare il tentativo di assassinio nel sarcasmo al fine di trasformare questo episodio drammatico in un’enorme barzelletta. Un approccio analogo è stato adottato anche nel contesto del tentativo di assassinio di Alexei Navalny, che ha stimolato gli organi di informazione a gareggiare per vedere quale di loro riuscisse a fornire storie «divertenti» sul metodo migliore per fare fuori il dissidente russo.

I metodi dell’«ahahganda» contemplano inoltre l’impiego di diversi termini dispregiativi volti a sminuire il concetto di democrazia, procedure e candidati democratici.

Vladislav Surkov, fidato collaboratore del Cremlino, definisce il concetto di democrazia una «battaglia tra bastardi», consigliando invece all’Europa «l’illuminato governo» di Vladimir Putin come alternativa. L’ex presidente ucraino Petro Poroshenko è quasi sempre stato oggetto di derisione negli organi di informazione pro-Cremlino, così come l’intero processo elettorale ucraino. Infatti, i media statali russi ritengono un circo le elezioni con una rosa di candidati, ma prive di un esito evidente.

Illustrazione originale: RIA Novosti

Il presidente in carica dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha ricevuto a sua volta una buona dose di canzonature e umiliazione negli organi di disinformazione pro-Cremlino nel corso del suo mandato. Tra le tante insinuazioni assurde spiccano le affermazioni secondo cui prenderebbe consigli militari da suo figlio di nove anni, oppure agirebbe seguendo gli ordini impartiti dagli Stati Uniti e, presumibilmente, persino quelli provenienti dalla Turchia. Tuttavia, nessuna marcia di mortificazione orchestrata dalla frangia pro-Cremlino può dirsi compiuta senza menzionare le ormai obbligate affiliazioni al nazismo e a Soros.

L’arsenale delle battute del Cremlino

La trasformazione delle battute in armi e il pubblico ludibrio sono talmente apprezzati dal Cremlino che l’agenzia di stampa statale RIA Novosti si è avvalsa di due burloni, incaricati di organizzare scherzi telefonici a politici, attivisti e responsabili delle politiche. Questi giullari affiliati al Cremlino, fingendosi rappresentanti del team di Alexei Navalny o l’attivista ambientale Greta Thunberg, e più di recente il primo ministro dell’Ucraina, cercano di raggirare l’interlocutore affinché pronunci parole politicamente compromettenti.

Ovviamente, la satira, l’umorismo e la parodia sono componenti essenziali del dibattito pubblico. Il diritto di prendersi gioco dei politici o di fare battute sui burocrati si dimostra importante per mantenere viva qualsiasi democrazia.

Risulta quindi paradossale che gli organi di disinformazione russi e pro-Cremlino tentino spesso di celare le proprie bugie anti-occidentali e l’inganno sotto un velo di satira, sostenendo che tale azione rientra nel diritto di libertà di espressione. Ciononostante, al tempo stesso, si rifiutano furiosamente di tollerare qualunque tipo di satira che muova critiche al Cremlino o ne sminuisca i programmi politici. Un esempio di tale ipocrisia è la messa al bando da parte della Russia del film comico inglese del 2018, intitolato Morto Stalin, se ne fa un altro.

Scherno e umiliazione

Nella sua relazione del 2017, il centro di eccellenza di comunicazione strategica della NATO chiariva in che modo gli organi di disinformazione russi e pro-Cremlino adoperano l’umorismo con l’obiettivo di screditare i leader politici occidentali.

Uno dei suoi autori, la studiosa lettone Solvita Denisa-Liepniece, ha suggerito di utilizzare il termine «ahahganda» per indicare questo filone particolare della disinformazione, che si regge sul dileggio di istituzioni e figure politiche.

La caratteristica assurda dell’ahahganda risiede nella difficoltà di difendersi da essa. Non vale la pena protestare, dato che la battuta non ha la funzione di trasmettere alcuna informazione basata sui fatti, portando solo a reazioni quali: È solo una battuta! Non esiste l’umorismo dalle vostre parti? Non c’è motivo di essere sempre così politicamente corretti.

L’obiettivo dell’ahahganda non consiste nel convincere il pubblico della tangibilità di una battuta specifica, ma piuttosto nel minare la credibilità e l’affidabilità di un determinato bersaglio, ovvero una persona o un’istituzione, tramite lo scherno e l’umiliazione. Talvolta, l’ahahganda assume toni prettamente morbosi, quando ad esempio la macchina della disinformazione pro-Cremlino decide di trasformare un tentativo di assassinio di matrice politica in una barzelletta.

È possibile approfondire qui il tema dell’ahahganda.