Read this article in EN RU IT ES FR DE PL UA RO

Non c’è niente da vedere qui, circolare!

Febbraio 16, 2023

La settimana scorsa, l’ecosistema manipolatorio dell’informazione pro-Cremlino ha tirato fuori una serie di vecchie tattiche narrative attraverso ripetute apparizioni e tentativi opportunistici per glissare, distogliere, distorcere e negare.

Un intrigante giallo servito al Cremlino su un piatto d’argento

L’8 febbraio, il reporter Seymour Hersh ha autopubblicato un articolo accusando USA e Norvegia di essere gli autori del sabotaggio dei due gasdotti Nord Stream dello scorso anno. Il problema della versione di Hersh è che si basa su un’affermazione proveniente da un’unica fonte anonima che rivendica una conoscenza approfondita di tutti gli aspetti collegati alla questione. Questa unica fonte sarebbe informata su tutto, dalle analisi politico-strategiche alla gestione delle operazioni con velivoli ed elicotteri, alle complesse esercitazioni NATO fino agli esplosivi specializzati.

Diversi factchecker hanno già evidenziato incongruenze nella teoria di Hersh. Recentemente, l’attività di Hersh viene ritenuta controversa ed è stato ampiamente stroncato dai giornalisti per aver sostenuto dichiarazioni eversive incentrate su fonti anonime discutibili o sulla pura speculazione.

La Casa Bianca ha liquidato il report di Hersh come “interamente falso e inventato”. In maniera analoga, il Ministro degli Affari Interni Norvegese ha definito ”insensate” le sue affermazioni.

Naturalmente, la storia di Hersh ha trovato terreno fertile all’interno dell’ecosistema manipolatorio dell’informazione pro-Cremlino. La storia ha ricevuto grande attenzione da parte del Cremlino. Il programma di news in onda in prima serata sulla TV di stato russa, un faro della propaganda agitprop, lo scorso sabato 12 febbraio, ha dedicato alla storia un lungo servizio.

Ci sono buoni motivi di credere che i protagonisti della disinformazione russa abbiano coordinato su Telegram la promozione automatica di articoli autopubblicati poiché, nel giro di pochissimi secondi, è stata diffusa un’elevata quantità di messaggi quasi identici provenienti sia da media controllati dallo stato russo (ad es. qui) che da organi di informazione già noti per le loro interazioni con gli ecosistemi della disinformazione russa (ad es. qui e qui). Nel giro di un’ora, sono stati postati messaggi sulla pubblicazione da 176 canali per un totale di 22 milioni di visualizzazioni.

Problemi complottisti a ovest del teatro principale

Venerdì scorso il governo moldavo è caduto e la premier europeista si è dimessa. Lunedì la presidente della Moldavia Maia Sandu, attingendo a fonti provenienti dalle intelligence moldava e ucraina, ha riferito di un piano russo volto a far cadere il governo. Gli organi di disinformazione del Cremlino hanno tempestivamente risposto all’annuncio, dichiarando che il presunto tentativo di golpe fosse un complotto da parte del Dipartimento di Stato americano e del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy per inasprire la situazione legata alla Transnistria e attirare la Russia in un confronto diretto con l’occidente.

News Front, organo di informazione diretto dal servizio di sicurezza federale russo, o FSB, non si è lasciato sfuggire l’opportunità. L’agenzia si è unita al coro, annunciando dapprima l’appartenenza della Transnistria alla Russia per poi etichettare la regione come la prima repubblica della Novorossia.

Queste affermazioni fuorvianti rientrano in una più ampia narrativa della disinformazione pro-Cremlino che prende di mira la Moldavia nel tentativo di minare la sua indipendenza. È chiaro che i media pro-Cremlino considerano la Moldavia come parte della zona di influenza russa. Accusano regolarmente le autorità moldave europeiste di peggiorare la vita delle persone a causa del loro rifiuto di chiedere prezzi più convenienti alla Russia per il gas e del sostegno fornito all’Ucraina nella guerra contro la Russia.

L’Ucraina è ancora il capro espiatorio

Prendere di mira USA e Moldavia non ha implicato che l’Ucraina ricevesse meno attenzione. Al contrario.

Ha fatto riemergere la vecchia narrativa del presunto uso delle armi chimiche da parte dell’Ucraina. I media affermano che Kiev le avrebbe usate nei combattimenti intorno alle città di Bakhmut e Vuhledar. Non hanno tuttavia fornito alcuna prova. I media pro-Cremlino continuano a far passare tali sospetti infondati come fatti comprovati inserendo qualche piccola variazione.

I media pro-Cremlino hanno inoltre tentato di fornire un’altra prospettiva, accusando Kiev di un massivo reclutamento nell’esercito di persone di etnia ungherese e di azioni volte all’annientamento della lingua ungherese. Questo mix di affermazioni fuorvianti è volto a minare le relazioni ucraino-ungheresi e la reputazione dell’Ucraina quale paese che si attiene agli standard internazionali.

Non esiste alcuna prova del fatto che l’esercito ucraino stia reclutando tra le persone di etnia ungherese. Tanto meno che le autorità ungheresi abbiano fatto riferimento a genocidio o pulizia etnica in relazione a ciò. Le affermazioni sull’introduzione forzata della lingua ucraina e sull’annientamento della lingua ungherese nella regione della Zakarpattia sono altrettanto false.

Come spesso accade, queste affermazioni non sono altro che un mucchio di bugie. La Russia non può giustificare le atrocità che sta commettendo in Ucraina, quindi, tra le altre tattiche adottate, continua a distrarre gli interlocutori internazionali ricorrendo all’elusione e saturando l’informazione pubblica.

Altri casi di disinformazione della settimana:

  • L’agenzia di lingua spagnola Sputnik ha travisato le parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz, attribuendogli di aver detto che la richiesta di fornire aerei e sottomarini militari all’Ucraina comprometterebbe l’unità tra i membri della NATO. Questa presunta affermazione lascerebbe intendere che il cancelliere sia contro ulteriori forniture di armi all’Ucraina. Di fatto, il suo messaggio era esattamente l’opposto: “Sin dal primo giorno del conflitto, la nostra più forte caratteristica è la nostra coesione. Semplicemente non sarà consentito a nessun paese di invaderne un altro violando la pace in Europa”.
  • Baltnews ha accusato gli stati baltici, la Polonia e il Regno Unito di aver assecondato la discriminazione razziale contro gli atleti russi ai giochi olimpici. Le richieste per impedire alla Russia e alla Bielorussia di partecipare agli eventi sportivi internazionali sono una diretta conseguenza della guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina. È in questo contesto che il 28 febbraio 2022 l’esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha emanato una raccomandazione affinché le federazioni sportive internazionali e gli organizzatori di eventi sportivi “non invitassero o consentissero la partecipazione di atleti e funzionari russi e bielorussi alle competizioni internazionali”.